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Turismo in Liguria: l’accoglienza fa crescere i consumi

Sergio Vivace, responsabile dello sviluppo commerciale di Timossi sulla città di Genova e sul basso Piemonte, analizza l’impatto positivo dei flussi turistici sui pubblici esercizi.

C’era uno sketch, con protagonista una torta di riso, tragicamente finita. Scordatevelo. Perché è ormai un falso mito. I consumi a Genova (e in parte della Liguria) stanno crescendo a doppia cifra, e gran parte del merito va ai nuovi flussi turistici, che impattano soprattutto sul capoluogo. È un trend che i pubblici esercizi non si stanno lasciando sfuggire. Come ci racconta Sergio Vivace, dal 2010 responsabile dello sviluppo commerciale di Timossi, con un focus sulla provincia di Genova e il Basso Piemonte.

«Partiamo da un dato. A Genova nei primi quattro mesi registriamo una crescita del 14% rispetto agli stessi mesi del 2023, che fa da volano a tutta la Liguria, in particolare la Liguria di Levante. Questa crescita è dovuta in gran parte al turismo, che impatta sostanzialmente sul segmento del mercato diurno».

  • A cosa si deve?
    «I fattori sono molteplici. Sicuramente negli ultimi anni c’è stata una buona comunicazione internazionale, tesa anche a destagionalizzare l’offerta. Oggi la città vive dodici mesi l’anno. Così come è evidente lo sforzo da parte delle istituzioni locali di offrire un palinsesto di eventi capace di attrarre un turismo anche internazionale. Penso per esempio alle iniziative dedicate ai rolli, di indubbio successo».
  • Quali sono i flussi turistici che interessano la Liguria?
    «La gran parte sono turisti stranieri. Ai classici mercati, come quello tedesco, si stanno affiancando provenienze, come quella americana, che in Liguria non si vedevano da tempo. Faticano invece i turisti italiani, per tanti motivi, a partire dall’inflazione e un caro vita sempre più accentuato».
  • Qual è l’impatto sui pubblici esercizi genovesi?
    «La crescita è circoscritta a determinate zone, a maggior vocazione turistica. L’asse che dal Porto Antico, attraverso via San Lorenzo, De Ferrari, via Garibaldi, via XX Settembre, arriva fino a via San Vincenzo è certamente quello che sta beneficiando maggiormente del fenomeno. In quest’area, come detto, sono favoriti i locali che fanno servizio diurno, anche d’asporto, un trend che funziona molto bene».
  • Come stanno rispondendo gli operatori?
    «Vedo sempre più menù multilingue. E un’offerta che, saggiamente, si muove su una duplice direttiva. Da una parte una maggiore internazionalizzazione. Per esempio, nella carta dei vini, sono sempre più presenti brand riconoscibili all’ampio pubblico straniero, come Barolo, Chianti, Brunello di Montalcino. Dall’altra un’attenzione sempre più spiccata ai prodotti e alle tradizioni locali, che sono il vero asso nella manica per far incuriosire i clienti. Le stesse normative che regolano le nuove licenze favoriscono gli imprenditori capaci di valorizzare il territorio».
  • C’è un format che può essere preso a modello?
    «Ci sono tante case history. Ma scelgo come simbolo il successo di Panino Marino, che ha investito su una zona turistica come il Porto Antico, proponendo un format che mescola cultura orientale e genovese, con un taglio prettamente d’asporto».
  • Parliamo principalmente di attività diurne. E la ristorazione che lavora soprattutto la sera?
    «Anche la parte serale sta lavorando bene, più con il turista che con il cliente locale».
  • Fuori Genova, qual è il panorama?
    «Il Levante sta rispondendo bene, ma non funziona solo la Liguria del mare. Anche l’entroterra sta vivendo un buon momento. Ne stanno giovando tante attività, dai rifugi collocati sull’Alta Via dei Monti Liguri, ai ristoranti tradizionali radicati nell’entroterra. A patire un po’ di più, in questo momento, è la Liguria di Ponente, frequentata storicamente dal turismo piemontese delle seconde case. Il 2023 non è stato un anno straordinario, e anche il 2024 non è partito benissimo».
  • In questo scenario, come si è mossa Timossi?
    «Abbiamo implementato la parte consulenziale, per dare sostegno al settore. L’investimento dell’Academy va in tal senso, come tutti i servizi che Timossi oggi offre, dal supporto in fase di progettazione, alla stesura di un piano di comunicazione, dalla realizzazione della carta dei vini alla formazione in termini di prodotto e management aziendale».
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