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BeerLife: conosci la vita della birra che hai in mano?

Quando hai in mano una bella birra, magari artigianale, e sei un vero appassionato o lo vuoi diventare, può capitare che tu ti faccia delle domande. “Chissà da dove provengono l’orzo e il malto che mi regalano questo profumo inebriante?” “Chissa qual è la varietà di orzo che hanno utilizzato?” “Chissà con quali metodi hanno coltivato e raccolto i cereali da cui nasce?” “Mi stancherò mai di bere una delizia del genere?” E così via. E di solito, per avere le risposte a tali quesiti, occorre avere la fortuna di bere con al fianco un proprietario del birrificio che ha battezzato la tua birra, o comunque uno che conosce molto, molto bene come lavora.

Oggi invece gli amanti del mondo brassicolo (e i potenziali nuovi appassionati) hanno a disposizione una nuova tecnologia che vuole fare la storia della birra artigianale e della birra agricola Made in Italy. Stiamo parlando di una “etichetta narrante” che porta il nome di BeerLife: un progetto congiunto tra il birrificio contadino Cascina Motta, l’associazione Tecno Food, composta dagli studenti e dai laureati in Scienze e Tecnologie alimentari dell’Università di Torino, e l’Accademia italiana della birra di Alba.

Beerlife: conosci tutta la vita della tua birra, tramite QR code

birra e blockchain

Ma di che si tratta nel dettaglio? Il consumatore può utilizzare un normalissimo lettore QRcode per scansionare il codice posto sulle singole bottiglie, oppure direttamente inserendo il codice del lotto di produzione sul sito www.beerlife.it. In questo modo, si potrà accedere a un gran numero di informazioni sulla birra che si sta bevendo, non i classici dati che si sentono sempre, ma ad esempio la varietà di orzo e luppolo, la data di raccolta, di maltazione, di brassatura e di imbottigliamento. Senza dimenticare gli immancabili consigli di servizio e abbinamento, che ci stanno sempre bene, anche considerando quanto ogni consumatore diventi mediamente sempre più esigente e desideroso di conoscere le caratteristiche di ciò che sta bevendo o mangiando.

Si tratta di un’innovazione molto interessante, pensata soprattutto per le peculiarità della birra contadina, che completa tutta quanta la sua filiera produttiva all’interno della stessa azienda agricola; ma questa tecnologia si prepara ad applicarsi anche a filiere più articolate, con la blockchain privata.

Massimo Prandi, che è titolare del birrificio Cascina Motta e quindi uno degli artefici principali di questo progetto, spiega: “è un progetto nato prendendo spunto da ciò che già esiste in ambito vitivinicolo, dove grazie ai dati riportati sulla fascetta dei vini DOC e DOCG è possibile risalire a ritroso ai dati della produzione, fino al vigneto. Nel contesto del Birrificio contadino Cascina Motta, in cui oltre a coltivare tutte le materie prime direttamente, eseguiamo anche tutti i processi di trasformazione internamente, sviluppare un sistema informativo più dettagliato per il consumatore è un punto di forza importante di valorizzazione delle nostre produzioni”.
Sulle informazioni ottenibili, Prandi dice che “la forza di BeerLife è di dare valore ad un sistema documentale già esistente e che finora ha solo avuto impieghi interni all’azienda ed alla filiera di distribuzione. Grazie alla blockchain privata ed al sistema di elaborazione dei dati è possibile estrapolare le informazioni rilevanti per il consumatore: ad esempio, dal lotto di imbottigliamento, si risale tramite il sistema documentale HACCP ed ai registri doganali ai dati di brassatura, quindi all’origine della feccia del lievito reimpiegata per la fermentazione ed ai lotti di luppolo e di malto. Semplicemente collegando e selezionando i dati dai vari registri ed estrapolando quelli più rilevanti al consumatore, si riesce a creare uno strumento di consapevolezza davvero unico ed importante al momento della bevuta”.

Per Tecno.food, partner operativo e di ricerca del progetto, il prof. Lilliu aggiunge: “Il prototipo di BeerLife oggi è applicato ad un contesto di una singola azienda brassicola, che ha la peculiarità di racchiudere in sé tutte le fasi di produzione della birra, dalla coltivazione alla brassatura, risultando completamente indipendente per le materie prime. Il sistema permette oggi di mettere in connessione molti dati, ma verrà implementato nel corso del 2021 con ulteriori informazioni, come le singole parcelle di coltivazione, le documentazioni crono-fotografiche, nonché ulteriori aspetti che saranno integrati in un report più agevole e semplice da visualizzare, anche da mobile. Il modello sarà applicabile più in generale alla filiera brassicola, sia per quanto riguarda le birre agricole, sia le normali birre artigianali e, perché no, anche all’industria”. 

Ma c’è il modo di integrare in tutto il percorso anche il bevitore? Sembra di sì: “un elemento importante, e che per ora stiamo testando con un semplice questionario anonimo rivolto al consumatore, sarebbe integrare nel concetto di filiera anche il bevitore. Sapere come, quando, dove consuma la birra, quali sensazioni prova e quali sono le sue necessità è un elemento importante per le strategie aziendali. Ma non solo: si arrivasse al tracciamento dell’acquirente finale sarebbe possibile anche mettere in piedi dei sistemi a tutela della sanità pubblica, con richiamo diretto e puntuale del prodotto in caso di non conformità sanitaria”.

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