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Canediguerra: la forza della classicità

Partiamo da una (gran) bella notizia. Saremo main partner della prossima edizione della Birralonga, la fortunata manifestazione itinerante dedicata alla birra artigianale che si snoda abitualmente tra i vicoli e il centro storico di Genova. Una formula collaudata e di successo che tornerà domenica 26 maggio interessando 10 locali, e altrettanti birrifici del catalogo Timossi.

Per festeggiare, ci stappiamo una buona birra, invitando al nostro bancone Diego Bocchio, uno dei quattro soci fondatori di Canediguerra. Da Alessandria, un birrificio “di peso” nel panorama italiano, che ha saputo fin dal nascita (2015) ritagliarsi uno spazio importante, grazie a birre impeccabili (firmate da Alessio “Allo” Gatti, birraio talentuoso ed eclettico) e a un marketing azzeccato, a cominciare dalle riconoscibilissime etichette. Ovviamente, Canediguerra sarà della partita il 26 maggio, caratterizzando una delle 10 tappe della Birralonga.

Diego Bocchio, quanto sono importanti eventi come questo per il movimento birraio?
«Le iniziative che avvicinano il consumatore alla birra artigianale e fanno cultura del prodotto sono tutte benvenute. Quando lo fanno divertendo, ancora di più. Il format di Birralonga è azzeccato e il suo successo innegabile».

Partiamo dalle basi. Consigliaci tre birre assolutamente da bere per chi non conosce ancora Canediguerra.
«Vado secco su tre birre classiche, simbolo del birrificio. La Bohemian Pilsner, la American IPA – che è anche la nostra birra più consumata – e la Tripel. Tre birre della nostra linea continuativa, perfettamente nei canoni del loro stile. Da qui poi si può partire per assaggiare interpretazioni più moderne, come l’Italian Pils, la Double Ipa o una delle nostre Objekt, la linea delle nostre birre più complesse».

Qual è l’idea che guida la produzione del birrificio?
«Abbiamo 12 birre nella linea classica. Ognuna di loro è volutamente aderente ai canoni e alle peculiarità dello stile d’appartenenza. Per anni poi abbiamo lavorato molto sulle collaborazioni, specialmente internazionali, per birre più creative. Essenzialmente produzioni one shot, molto interessanti, ma con un paio di criticità. La prima di natura produttiva: essendo cotte singole, il risultato qualitativo era spesso migliorabile, come succede per tutte le ricette. La seconda distributiva: una volta che il consumatore imparava a conoscerle, di fatto erano pressoché terminate. Oggi dunque stiamo allargando una serie di birre stagionali, come la Summer Ale o la Italian Pils. Ci sono poi le Objekt, le birre più spinte e sperimentali».

Come molti birrifici, vi siete dotati di tap room, che avete aperto dopo qualche anno. Perché?
«Il mestiere del publican è diverso, e serve rispetto. Prima ci siamo concentrati sulla produzione, poi dopo qualche anno abbiamo messo a punto la tap room. In questo periodo un po’ complesso per la birra artigianale, con consumi stabili o in leggera contrazione, avere una tap room che funzioni è una buona soluzione».

Sintetizziamo Canediguerra in qualche numero.
«2015, come l’anno di fondazione. 4000, come gli ettolitri prodotti annualmente. 50, come le tipologie prodotte in questi anni, anche se oggi a catalogo ne abbiamo una ventina. 15, come la forza lavoro, tra birrificio e tap room».

A questo elenco, aggiungiamo noi un numero. 4. come i cani della famosa canzone di De Gregori che di fatto dà il nome al birrificio. “Quattro cani per strada / Il primo è un cane di guerra / E nella bocca ossi non ha, e nemmeno violenza / Vive addosso ai muri e non parla mai”.

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