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Tinto de Mezcal, il calice dei due mondi

Un prodotto unico che nasce dall’incontro tra vino e mezcal: parliamo del tinto de mezcal. Grazie alle sue caratteristiche organolettiche si adatta a tutto, dalla carne alla miscelazione fino all’aperitivo in spiaggia.

L’idea e l’origine

Il 1492 è l’anno in cui Cristoforo Colombo approda sulle coste americana. Storicamente la scoperta delle Americhe coincide con l’importazione su suolo europeo di una straordinaria quantità di prodotti che cambieranno per sempre la nostra dispensa (e cantina). Come in ogni incontro che si rispetti, però, c’è sempre una contaminazione di saperi che può diventare proficua. Per il Messico è stato così: l’aguamiel, ottenuta dalla cottura e fermentazione dell’agave, grazie alla distillazione diventa mezcal.

Un incontro, quindi, tra la civiltà del vino – da dove la distillazione attinge a piene mani – e quella dell’agave, tequila e mezcal per l’appunto. Un viaggio tra le due sponde dell’Atlantico che ha trovato una nuova tappa grazie al lavoro (e all’ingegno) di Alessio Melia, 45 anni, perito chimico convertito all’alambicco e alla cultura mesoamericana al punto di trasferirsi per un periodo della sua vita. Da selezionatore (e appassionato) di mezcal e di altri distillati caraibici e sudamericani e, contemporaneamente, da produttore nel mondo del vino con l’amico Tommaso Botter, titolare de La Caneva di Giancarlo di Ceggia (Ve), ha unito le sue diverse esperienze per dare vita un prodotto unico: il Tinto de Mezcal.

La produzione

Classificato come “bevanda alcolica a base vino”, ha – come suggerisce il nome – due elementi costitutivi. Il tinto, quindi il vino, che ne rappresenta la materia prima principale: un prodotto giovane, da uve merlot e granaccia, maturato in acciaio. L’altro elemento fondamentale non può che essere il mezcal Malacara che però – ed è questa una delle peculiarità del prodotto – non entra mai direttamente in contatto con il vino ma viene piuttosto usato per impregnare di aromi la botte che accoglierà per l’affinamento il “tinto” base.
La botte qui è il terzo e forse più importante ingrediente perché è grazie a quest’ultima e al suo utilizzo che il Tinto de Mezcal acquisisce i caratteri che lo rendono unico. “Siamo partiti da botti di due e di cinque litri prima di arrivare alla sperimentazione sui 250 litri – spiega Alessio Melia – perché il nostro obiettivo era sprecare meno prodotto possibile durante le diverse prove proseguite per circa due anni”. Non viene impiegata una botte esausta di mezcal, come ci si aspetterebbe, ma da una classica barrique di secondo o terzo passaggio. Questa viene parzialmente riempita di mezcal che subisce una particolare lavorazione simile al remuage che si effettua durante la presa di spuma.
Una volta trascorso il tempo necessario per queste operazioni (il metodo completo, in fase di brevetto, è naturalmente segretissimo), la botte viene svuotata del mezcal che sarà impiegato per altre lavorazioni e al suo posto viene introdotto il vino che riposa nello stesso contenitore fino a sei mesi. Durante questo periodo il legno della botte arricchisce il vino di quei sentori di affumicatura che rappresentano la firma del distillato messicano.

La versatilità del Tinto de mezcal

Il Tinto de Mezcal, risultato di questa lavorazione, è un prodotto che non ha eguali: “Conosco ristoranti che lo propongono come alternativa al vino rosso, eccezionale in abbinamento alle carni, cocktail bar che lo impiegano al pari di un vermut, locali sulla spiaggia che lo offrono, fresco, all’aperitivo come un tinto de verano. Insomma, si tratta di un prodotto che essendo appena nato consente la massima versatilità possibile” spiega Alessio.

Un prodotto nuovo, sconosciuto, che però porta nel nome e nella storia una data importante: 1492. “Perché è l’anno in cui si sono incontrate le civiltà che hanno dato vita al mezcal. Poi perché è l’anno in cui a Venezia è stata aperta la via dei bottai, botter in dialetto diventato poi, in molti casi, un vero e proprio cognome come accaduto al mio amico Tommaso che produce il tinto. Infine 1492 è anche nel logo di Coloniale Group partner commerciale di questa avventura tra Venezia, Genova e le Americhe”.

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